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graffiti_pompeiani
23 février 2007

Le maschere di Virgilio.

Nelle Georgiche (libro II, vv. 385-89) Virgilio, trattando della coltivazione delle viti, ha un riferimento ad un particolare rito italico propiziatorio:

nec non Ausonii, Troia gens missa, coloni               
uersibus incomptis ludunt risuque soluto,
oraque corticibus sumunt horrenda cauatis,
et te, Bacche, uocant per carmina laeta, tibique
oscilla ex alta suspendunt mollia pinu.

(traduzione di E Cetrangolo) Anche d’Ausonia i coloni, gente venuta da Troia, / scherzano in versi senz’arte e in risa smodate / e traggon da cave cortecce orride facce / e te, Bacco, invocano in liete canzoni e sospendono/ a un pino eminente per te piccole maschere.

Forse la traduzione del sostantivo latino oscilla con maschere non rende appieno il senso. Perché oscillum (diminutivo di os, oris = faccia) era una figurina di cera che rappresentava il dio Dioniso (Bacco dei latini) e che veniva appesa ad un albero dai contadini per allontanare il malocchio. A Roma, poi,  questi oscilla erano dei dischi dipinti che si appendevano agli alberi in onore del dio del vino.

Si  è portati a pensare che Bacco, dio del vino, infonda negli uomini con l’ebbrezza anche l’allegria e il riso; ma all’origine del mito c’è una storia tutt’altro che allegra.

Quando il dio scese sulla terra per portare la vite e il vino agli uomini, fu  ospitato con grande prodigalità dall'ateniese Icario e da sua figlia Erigone. Dioniso  si innamorò della figlia del suo ospite e da questa ebbe un figlio,  Stafilo (staphylè in greco vuol dire grappolo d’uva).

Dioniso insegnò a Icario l'arte della viticoltura e della fermentazione e gli donò un otre di vino, perché ne diffondesse l'uso tra i suoi vicini. A costoro piacque tanto la bevanda, mai assaggiata in precedenza, che si ubriacarono; ma credendo che Icario li avesse voluti avvelenare,  lo uccisero per vendetta.

Il cane di Icario, che si chiamava Mera, con i suoi ululati, richiamò l'attenzione di Erigone e la condusse dove si trovava il corpo del padre ucciso. Alla vista del cadavere del genitore la giovane si impiccò ad un albero che era lì vicino, mentre Mera vegliò i due corpi fino a che non morì lei stessa.

Per vendicare quelle morti, Dioniso indusse nelle giovani di Atene  una forma di pazzia che le induceva ad impiccarsi. Gli Ateniesi, saputo dall’Oracolo di Delfi che quello era il castigo del dio, punirono i responsabili della duplice morte, e in onore di Erigone istituirono una festa durante la quale le giovani si appendevano ai rami degli alberi. In seguito invalse l'usanza di attaccare agli alberi dischi dipinti con volti umani, da qui il rito degli oscilla,  diffuso a Roma durante le feste in onore di Bacco.

I protagonisti della storia mitologica diedero il nome a tre costellazioni: Icario divenne la costellazione di Boote, Mera quella del Piccolo Cane ed Erigone quella della Vergine.

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